martedì 29 settembre 2015

30 anni d'impegno - l'esperienza di Roberto (Ufficio Progetti)

La mia prima esperienza in terra d’Africa  ha lasciato un segno indelebile nella mia vita, facendomi riscoprire modi di vivere e valori ormai perduti nel nostro paese. 
Ricordo che, nel 1990, l’Avaz iniziò la realizzazione di un ospedale nella Repubblica Democratica del Congo e decise di inviare sul posto quattro volontari: Roberto Farroni - ovvero il sottoscritto -, Andrea Viola , Carla Cimei e Cristina Manzaro. Io e Andrea, in qualità di ingegneri,  avevamo  il compito di effettuare i rilievi del terreno, gli scavi e la realizzazione delle fondazioni.  
Così, con l’aiuto di Carla e Cristina, demmo inizio ai lavori. Passavano i giorni e notavo come, insieme agli operai, frotte di bambini si aggiravano per il cantiere, come incuriositi.  Un giorno, facendosi coraggio, ci chiesero se avessero potuto dare il loro contributo, magari portando una piccola pietra. Questo gesto spontaneo mi sorprese e allo stesso tempo mi fece capire l’importanza che questi piccoli davano all’opera che stavamo realizzando. 
Un altro giorno, mentre procedevamo al getto delle fondazioni, assistetti ad una scena che mi toccò nel profondo: su un muretto, c’era una fila di bambini sorridenti seduti l’uno accanto all’altro. Il primo della fila aveva un tubero di manioca in mano e ad un certo punto iniziò a dividerlo in tanti pezzi.  Il primo  lo porse ad un compagno privo di braccia e poi a seguire a tutti gli altri. Questi episodi e molte altre esperienze personali mi hanno spinto a mettere a disposizione dell’associazione le mie competenze e ad assumere l’incarico di responsabile dell’ufficio progetti, con la speranza che il mio lavoro possa contribuire a migliorare le condizioni di vita di quei bambini e delle loro famiglie.


Roberto

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